giovedì 21 novembre 2019

Ludwig Feuerbach



Il filosofo Ludwig Andreas Feuerbach nasce il 28 luglio del 1804 a Landshut, nella Baviera tedesca; è il quarto figlio del famoso giurista e professore di diritto Paul Johann Ritter Von Feuerbach. La sua è una famiglia molto numerosa: Ludwig ha ben quattro fratelli e tre sorelle. Si iscrive all'Università di Heidelberg con l'intenzione di intraprendere la carriera ecclesiastica, ma il primo approccio con la filosofia hegeliana, favorito dal suo insegnante Carl Daub, lo influenza al punto da indurlo a recarsi a Berlino per intraprendere degli studi in ambito filosofico. A Berlino, infatti, teneva le sue lezioni Hegel in persona. La scelta di Ludwig non viene condivisa dal padre, a differenza della madre, Eva Wilhelmine Troster.

Dopo un semestre a Berlino, completa i suoi studi a Erlangen, dove è costretto a trasferirsi per motivi economici. Ad Erlangen si dedica allo studio della botanica, della fisiologia e delle scienze naturali. Invia la sua tesi di laurea anche ad Hegel, sperando nell'approvazione del suo maestro. Nella tesi sostiene il suo idealismo panteistico, e la sua visione di un mondo in cui la filosofia sostituisca la religione.

Inizia la sua carriera di professore universitario proprio a Erlangen, con corsi su Cartesio e Spinoza. La pubblicazione, però, nel 1830 del suo testo anonimo "Pensieri sulla morte e l'immortalità" gli provoca non pochi problemi. Il testo infatti sostiene che l'individuo sia pura apparenza, e che dunque la sua anima non possa ritenersi immortale. Dopo il sopraggiungere, cioè, della morte l'individuo viene ricompreso in una sorta di coscienza universale. Feuerbach giunge persino a definire l'idea di immortalità come una forma di puro egoismo individualeIl testo viene immediatamente considerato eversivo, quasi una forma di ribellione al sistema politico vigente. Una volta individuato come autore del testo incriminato, il futuro filosofo viene costretto ad interrompere il suo corso universitario anche perché si rifiuta di negare la paternità dello scritto.


Dio come proiezione umana

Applicando la medesima metodologia materialistica alla religione, ne deriva che non è Dio (l’astratto) a creare l’uomo (il concreto), ma l’uomo a creare Dio. Dio per Feuerbach si configura come la proiezione illusoria di quelle che l’uomo ritiene le buone qualità della sua specie: ragione, volontà, cuore. La religione è alienazione: l’uomo proietta fuori di sé una potenza superiore, Dio, alla quale si sottomette, anche nei modi più umilianti e crudeli (si pensi ai sacrifici dei vari rituali).

Ateismo come dovere morale

Ecco che l’ateismo diventa un dovere morale: significa recuperare in sé i predicati positivi che ha proiettato fuori di sé, in Dio, che altro non è che l’essenza stessa dell’uomo. In questo senso, la religione favorisce la presa di coscienza da parte dell’uomo di se stesso: conoscere Dio significa conoscere l’uomo, la teologia diventa antropologia. La religione è definita infanzia dell’umanità, perché è il primo passo attraverso cui l’uomo conosce se stesso.

La nascita dell’idea di Dio nell’uomo

In merito alla nascita dell’idea di Dio nell’uomo, Feuerbach propone varie ipotesi:
  • Dio come personificazione immaginaria delle qualità della specie: mentre l’uomo avverte se stesso come debole e fragile, percepisce l’uomo in quanto specie onnipotente.
  • Dio come divinità in cui tutti i desideri sono realizzati: il volere dell’uomo è infinito, il potere finito, in Dio volere e potere coincidono. Tant’è che – nota Feuerbach – il dio dei Greci era limitato, perché limitati erano i desideri dei Greci, quello dei cristiani è illimitato, perché illimitato è il desiderio dei cristiani.
  • Dio come luce, aria, acqua, terra: elementi senza i quali l’uomo non potrebbe vivere.
L’idealismo di Hegel in quest’ottica diventa una teologia mascherata: lo Spirito altro non è che astrazione alienante.

Feuerbach e l’umanismo naturalistico

Da questa critica alla religione e all’hegelismo, la volontà di Feuerbach è di costruire una nuova filosofia dell’avvenire, che prende la forma di un umanismo naturalisticoumanismo, perché fa dell’uomo l’oggetto e lo scopo del discorsonaturalistico, perché fa della natura la realtà primaria da cui tutto proviene e a cui tutto torna – natura che in Hegel aveva la sola funzione di antitesi.
Altro punto chiave di questo umanismo è il rifiuto di considerare l’individuo come astratta spiritualità o razionalità: l’uomo è un essere di carne e di sangue, condizionato dal corpo e dalla sensibilità e l’amore è ciò che permette all’uomo di aprirsi verso l’altro, una passione fondamentale che fa tutt’uno con la vita.

Feuerbach: l’uomo è ciò che mangia

Il materialismo di Feuerbach può essere sintetizzato dall’espressione l’uomo è ciò che mangia: Feuerbach fa leva sull’unità psicofisica dell’individuo e sul fatto che, se si vogliono migliorare le condizioni spirituali di un popolo, bisogna innanzitutto migliorarne le condizioni materiali, a cominciare dall’alimentazione:
Feuerbach pone indirettamente l’accento anche sul problema del lavoro, fonte prioritaria di guadagno e, quindi, di sostentamento. Sarà poi Karl Marx a compiere un ulteriore passo in avanti in questa direzione, individuando lo stretto rapporto di reciproca implicazione che lega i bisogni naturali degli esseri umani con il procedere della storia: il punto di partenza, questo, del materialismo marxista.