martedì 2 giugno 2020

Jean Paul Sartre 



La vita

Jean-Paul-Charles-Aymard Sartre (Parigi, 21 giugno 1905 – Parigi, 15 aprile 1980) è stato un filosofoscrittoredrammaturgo critico letterario francese, considerato uno dei più importanti rappresentanti dell'esistenzialismo, che in lui prende la forma di un umanesimo ateo in cui ogni individuo è radicalmente libero e responsabile delle sue scelte, ma in una prospettiva soggettivista e relativista.

In seguito Sartre diverrà un sostenitore dell'ideologia marxista, della filosofia della prassi e, pur con dei profondi "distinguo", anche del conseguente materialismo storico.


Il suo pensiero
  • le cose sono "essere in se": 
    1. prive di coscienza;
    2. opache a se stesse; 
    3. semplicemente presenti;
    4. caratterizzate dalla determinatezza.
  • la coscienza è "essere per se":
    1. fonte del significato delle cose; 
    2. autotrasparente;
    3. caratterizzata dalla determinatezza.
    4. coincide con il nulla, è possibilità di annullare e trascendere i dati di fatto
Sostiene che: 
  • l'uomo è condannato alla libertà: 
  1. non sceglie la propria esistenza;
  2. prova disperazione e angoscia per il peso della responsabilità.
  • il conflitto tra gli esseri umani è inevitabile, infatti ognuno tende a oggettivare l'altro, l'uomo prova vergogna quando è reso oggetto dallo sguardo altrui, il quale lo espropria della soggettività e minaccia la sua libertà 

  • opera una sintesi tra esistenzialismo e marxismo, secondo cui la storia dipende dalle libere azioni e dalle libere scelte degli individui, i quali possono opporsi alla società borghese che serializza le persone. 

EDMUND HUSSLER


LA VITA 


Filosofo tedesco (Prossnitz, Moravia, 1859-Friburgo, Baden, 1938). Figlio di un commerciante ebreo, studiò matematica a Lipsia, Berlino e Vienna. A Berlino fu influenzato in modo decisivo dalla scuola di rigore scientifico di Weierstrass. Seguì poi a Vienna le lezioni di F. Brentano, la cui psicologia descrittiva, incentrata intorno alla nozione-chiave di intenzionalità, alimentò tutta la sua riflessione successiva (Philosophie der Arithmetik, 1891). Fu quindi libero docente a Halle e professore a Gottinga (1901-16), e raggiunse il massimo prestigio e la più larga fama a Friburgo (1916-28), dove nel 1933 venne radiato dal corpo accademico in forza delle leggi razziali. Lo sviluppo della ricerca di Husserl è scandito solo imperfettamente dalle principali opere apparse durante la sua vita: Logische Untersuchungen (2 vol., 1900 e 1901; Ricerche logiche), Philosophie als strenge Wissenschaft (su “Logos”, 1910-11; Filosofia come scienza rigorosa), Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie, I, Allgemeine Einführung in die reine Phänomenologie (1913; Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, I, Introduzione generale alla fenomenologia pura), Vorlesungen zur Phänomenologie des inneren Zeitbewusstseins (1928; Lezioni sulla fenomenologia della coscienza interna del tempo), Formale und transzendentale Logik (1929), Méditations Cartésiennes (1931). Vanno infatti tenuti in almeno pari considerazione gli scritti: Erfahrung und Urteil (postumo, 1939; Esperienza e giudizio), il II e il III volume di Ideen, Phänomenologische Untersuchungen zur Konstitution (1952; Ricerche fenomenologiche sopra la Costituzione) e Die Phänomenologie und die Fundamente der Wissenschaften (1952; La fenomenologia e i fondamenti delle scienze); Die Krisis der europäischen Wissenschaften (1954; La crisi delle scienze europee).




FILOSOFIA DLL'ARITMETICA



Husserl cercava di ricondurre la nozione di numero all'atto psicologico del collegare unità costituite meramente da “contenuti di rappresentazione”, distinti dalla “riflessione sull'atto psichico del rappresentarsi”; e con ciò, come gli obiettò G. Frege, confondeva l'oggettività del numero con la soggettività delle rappresentazioni e degli atti psichici. Tuttavia, la soggettività operante nella costituzione dei concetti aritmetici possedeva già caratteristiche di universalità e di necessità, e il metodo psicologico di matrice brentaniana si distaccava dal naturalismo associazionistico dell'empirismo.

L'ASSOLUTISMO LOGICO



Queste esigenze di chiarificazione delle strutture e del ruolo della soggettività vengono mantenute, e anzi approfondite, nella successiva svolta di Husserl verso quello che egli stesso definì assolutismo logico. Nei Prolegomeni a una logica pura (primo volume delle Ricerche logiche), Husserl insiste soprattutto sull'irriducibilità delle leggi logiche alle leggi empiriche risultanti dalla mera induzione, e sull'insopprimibile differenza di significato fra l'impossibilità psicologica e l'impossibilità logica. Husserl contrapponeva alla tesi dello psicologismo l'idea della logica come insieme di verità valide in sé. Ma ciò significava soltanto che i suoi principi erano indipendenti dalle rappresentazioni soggettive, non già che non fossero da porre in un rapporto di correlazione con la coscienza. Così, nel secondo volume delle Ricerche logiche si trovano già delineati i tipici temi della gnoseologiafenomenologica, riassumibili nel famoso principio di descrivere “le cose stesse, come si manifestano e nei limiti in cui si manifestano”: la descrizione chiarificatrice, priva di presupposti interpretativi, deve precedere ogni pensiero costruttivo basato sulla deduzione, sull'induzione e sull'ipotesi di nessi causali. Applicando questo metodo, gli oggetti di coscienza si presentano all'Io riflettente non come parti costitutive degli atti psichici, ma come correlati intenzionali, come oggetti che si offrono alla coscienza e che ne vengono intesi. Tale carattere di correlato non è solo proprio dell'oggetto individuale, ma anche dell'universale, o essenza, o eídos. Quest'ultimo non è il prodotto di un processo di confronto induttivo a partire da singole ripetute intuizioni empiriche, ma viene colto direttamente con un originario modo di “vedere” riflessivo fondato sulla “visione” individuale. Anzi, l'intuizione empirica dell'individuale è inseparabile dall'intuizione eidetica o visione dell'essenza: nel senso che non posso distinguere, per esempio, questo determinato rosso particolare, qui e ora, senza possedere il senso del rosso, senza interpretare cioè la visione attuale mediante la categoria universale che in essa si esemplifica. I motivi della fenomenologia come scienza rigorosa, fondata sulla descrizione di evidenze, dell'interpretazione dell'oggettività come intenzionata e correlata al soggetto, e dell'intuizione eidetica come principio d'intelligibilità del fenomeno convergono nella dottrina dell'Io puro trascendentale, quale sorgente assoluta della costituzione del senso del mondo distinto nelle sue varie regioni ontologiche (Ideen), dottrina che ha la sua introduzione e giustificazione tecnica nella cosiddetta epoché o “messa in parentesi” di ogni tesi d'essere. Se noi mettiamo “tra parentesi” ogni teoria e ogni credenza sull'esistenza e sulla natura delle cose, se insomma proviamo a negare il mondo, dice Husserl, ci resterà pur sempre un residuo indubitabile, una presenza indiscutibile: il nostro stesso Io come pura coscienza, con tutti i fenomeni indissolubilmente dipendenti come correlati intenzionali, nel cui processo mai concluso di costituzione le essenze si collocano come tappe tipiche degli atti strutturati del soggetto.